Per soccorrere il motociclista che si era sentito male nella zona
di San Gervasio domenica scorsa vi è stato un grande dispiegamento
di forze e sulle pagine di un quotidiano locale è stato raccontato
il gran lavoro, certamente lodevole, di Protezione Civile, Croce Rossa,
elicottero.
Nessuno però ha scritto che quel motociclista e i suoi compagni
stavano commettendo una grave infrazione: stavano utilizzando un'area
protetta come pista da cross. Il salvataggio è a quanto pare
avvenuto all'interno della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo dove
andare in giro per boschi con la moto è un reato penale. Purtroppo
la gestione e quindi la vigilanza della Riserva è latitante,
mentre la brutta moda dei mezzi motorizzati nei boschi e sui monti sta
prendendo piede e rovinando la quiete di luoghi naturali. L'enfasi utilizzata
per descrivere l'azione di soccorso dovrebbe essere la stessa necessaria
a condannare l'abitudine di andare in moto dove non si può. Il
divieto non è solo un atto dovuto per la conservazione degli
ambienti naturali e per evitare il disturbo della fauna selvatica: il
divieto considera anche la difficoltà di poter eventualmente
intervenire nel caso di incidente vista l'impossibilità di accedere
all'area con mezzi di soccorso.
Dispiace che il motociclista si sia sentito male ma lui e i suoi amici
che erano dentro la Riserva devono essere puniti a norma di legge; del
resto il soccorso è costato soldi pubblici e per raggiungere
l'uomo sono stati abbattuti alberi e arbusti protetti. Allo stesso tempo,
visto che l'accaduto ha evidenziato un problema ricorrente dentro la
Riserva, si confida che l'imminente applicazione del Regolamento preveda
pene severe, come ad esempio il sequestro del mezzo, per chi va con
mezzi motorizzati fuori dalle strade.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI LUPUS IN FABULA
8/2/2007